Una parte importante di Mon., II ix-x riguarda quello che chiameremmo «diritto di conquista» o «diritto di guerra», di cui Dante rivendica la legittimità trattandone dal punto di vista del «duello». In tale forma, l’intero ragionamento di Dante è stato accusato addirittura di «puerilità» (e.g., dal Vinay), ma in verità attraverso di esso passa il complesso discorso sulla controversa nozione di «guerra giusta» affrontato già da sant’Agostino, e ripreso da Dante in chiave a atto speciale. Si tratta infatti, né più né meno, di legittimare le guerre condotte da Roma come uniche «guerre giuste», perché intese a fondare l’impero e ad assicurarne l’universalità ínsita nella sua stessa missione provvidenziale. Si tratta dunque di un passo decisivo e ricco di implicazioni, nel momento in cui da più parti, e soprattutto da quella dei regalisti francesi, si sosteneva che l’impero, come qualsiasi altro regno edificato con la violenza, dalla violenza sarebbe stato cancellato.